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Fra arte di-sperata e di-speranza sto imparando a scegliere la seconda.
Cercando di.
21 lunedì Mar 2011
Posted arte
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Fra arte di-sperata e di-speranza sto imparando a scegliere la seconda.
Cercando di.
24 venerdì Set 2010
Posted arte, studio del canto
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L’unica cosa che un musicista che ha studiato rischia nell’ascolto di musica altrui è eiaculare per meri esercizi di tecnica.
Fra le tante cose che un amatore che non ha studiato rischia ascoltando musica propria e altrui è scambiare ignobile ignoranza in sangue inesistente.
Quindi?
Nulla, semplicemente studiate per avere un carcere da dove evadere!
10 venerdì Set 2010
Posted arte, fotografando
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Due battute del sottoscritto riprese da una discussione su un forum fotografico. A mia imperitura memoria, as usual.
ma non è un discorso egoistico
beh invece secondo me l’arte lo è in toto. Assolutamente. Il problema è comprendere a pieno i meccanismi e i codici che che si utilizzano in quella data arte, ma comprenderli per comprendere dove vuoi tu andare a parare e quindi giocarci come desideri TU! E farlo quindi con piena (o quasi) consapevolezza!
Se qualcun’altro poi sovrastrutturerà con propri codici visivi una tua visione, a te non te ne deve fregare nulla! E’ naturale la sovrainterpretazione di un’arte da parte dello spettatore e l’artista non può stare in bilico sempre sul pensiero: "salgo o scendo dall’asino?".
Io non penso: "taglio così perché chi lo vedrà avrà l’occhio spinto li ecc ecc", bensi "taglio QUI perché il MIO occhio segue questa linea ecc ecc" ed è chiaro che il tuo occhio dovrà essere ben inquadrato, dovrà essere un occhio che guarda "gli occhi" della conteporaneità, che si confronta, ma che però segue la PROPRIA strada, che va OLTRE gli schematismi scolastici, ma non perché NON LI SEGUE per principio (sarebbe la stessa cosa, al contrario), ma che LI segue o meno per… egoismo!
come dicevo in altra mail: perseguo per ora la mia goduria estetica, con un occhio attento alle grandi produzioni che la soddisfano e cercando di comprendere PERCHE’ lo fanno, COME fanno.
, non sono indulgente solo con me stesso, anzi ….
ma tu vuoi essere un artista o un critico? ^__^
c’è chi si schifa solo per un orizzonte inclinato di 1° e non bada al resto … bene, cavoli suoi! 😉
io, se il resto c’è ed è notevole, sopporto anche un orizzonte inclinato di 30°!
io solo se un tale orizzonte trovo abbia senso PER ME. Tu lo metti come se questo orizzonte fosse un’errore, un lascito dell’artista distratto e io questo non lo accetto perché non lo accetto da me. Domanda secca della quale mi scuso: tu sei indulgente con le foto altrui perché speri che gli altri facciano altrettanto con le tue?
Io con le mie non sono indulgente, mai. Perché è quello che sento oltre a quello che pretendo da qualsiasi persona mi voglia mostrare il suo lavoro che egli definisce artistico.
Il mio discorso pare che non comprenda la critica e tanto meno la accetti. Non è così, o meglio, la critica ci sta ed è bello riceverla, ma sta a me inglobarla o meno nel mio pensiero, nel mio percorso. Se mi si dice ad esempio: "il tuo percorso flying è banale nella resa e nella comunicazione finale; e l’ultimo vortice che hai postato (flying 2) è un fotogramma staticissimo, nonostante l’effetto creato, che contrasta con quel che presumibilmente volevi esprimere" io ci penso su e capisco che il tizio che mi dice una cosa simile ha ESATTAMENTE la mia intima idea dei limiti del mio presente percorso e quindi cerco di capire con domande e richieste di consigli, dove avrebbe cambiato o dove sarebbe andato a parare. Certo, uno che mi dice una simile critica ha coscienza di ciò che dice ed è anche uno che di questa arte sa il fatto suo, cioè LA FA! Se uno mi dice semplicemente "è tutto mosso" senza nulla aggiungere è chiaro che non lo sto nemmeno ad ascoltare e lo lascio nel suo brodo.
Scusami, faccio un esempio un po’ delicato: a tante persone, compreso me, manca la "R"
bene. comprendi anche mio figlio allora. 🙂
… allora vorrebbe dire che nessuno dovrebbe "cercare di capirmi" perchè le parole non vengono pronunciate correttamente?
ma l’arte non è dire "cercate di capirmi"!!! Secondo me l’arte è "CAZZO VOGLIO CAPIRMI!"
10 venerdì Set 2010
Posted arte, fotografando
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A questo indirizzo trovate un piccolo articolo e una mia nuova gallery di fotografie, richiesta al sottoscritto dall’Amministratore del sito/forum Ph.me. Giusto un’annotazione, ecco.
31 martedì Ago 2010
Posted arte
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A VOLTE CAPITA ANCHE QUESTO
Vedersi citati su tumblr altrui.
"Cioè: una volta che uno si mette in testa di far parte di un tale circolo vizioso (in tutti i sensi) perché teatrante, attore, musicista live, operista ecc. ecc., cosa cambia? Nulla perché in realtà, da quel poco che comprendo io il FARE l’arte (e non il vederla dall’esterno), è tutto moto interiore. Cioè un artista, se è un artista, se ne fotte del pubblico, se ne sbatte di vedersi additato a pornografo perchè ogni momento e gesto e scelta è egoismo puro! Lui agisce per sé stesso e a sé stesso e al proprio percorso deve rendere conto. La donazione di sé poi al pubblico ludibrio è semplicemente un passo che si può fare o meno! Uno che recita di fronte a sé stesso e a nessun altro è già artista. Il farlo all’arena non comporta prostituzione o meglio può anche comportarla, ma il dono è talmente alto rispetto alla semplice prostituzione che chiamarla in questi termini è un’offesa bella e buona! nel senso che l’artista SI REGALA COMPLETAMENTE, sempre NUDO, A TUTTI. Questo è dono immane, non è SOLO prostituzione. Ad ogni spettacolo si muore un po’ perché la gente TI porta via, quando lascia la platea, ogni volta un pezzo di TE. Questo è OLTRE la mera prostituzione per soldi! Questa è gratuità, passione pura, ma soprattutto dipendenza (the addiction!) dalla maledizione/benedizione di esprimere sé stessi a sé stessi! Artista è vampiro che in un assurdo circolo vizioso succhia il sangue a sé stesso. E’ sangue contaminato da altri plasma, reperiti in chissà quali strade; vampiro sempre in fieri nelle salem più improbabili! Ma la spinta interiore è puro egoismo. E’ essere narcisi per sé stessi. CI SI guarda, chi se ne frega se qualcun’altro (per motivi suoi) CI guarda e magari CI giudica. E’ pubblico. E l’artista guarda sé stesso e basta.
Sembrano parole vacue, ma alla fine è quel che trovato in ogni ARTISTA che ho incontrato sulla mia strada. Da quello conosciuto ai più a quello sconosciuto fin’anche a sé stesso. E fra le due figure, il vero peccato è nel secondo. Nascosto a me, ma soprattutto a sé.
Mauro Ghilardini, da un forum"
24 martedì Ago 2010
Posted arte
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EGO:
In many ways the work of a critic
is easy. We risk very little, yet
enjoy a position over those who
offer up their work and their
selves to our judgement. We thrive
on negative criticism, which is fun
to write and to read.
-until finally, he sits down at his desk and begins to write.
But, the bitter truth we critics
must face is that, in the grand
scheme of things… the average
piece of junk is probably more
meaningful than our criticism
designating it so. But there are
times when a critic truly risks
something… and that is in the
discovery and defense of the new.
Per molti versi la professione del critico è facile, rischiamo molto poco pur approfittando del grande potere che abbiamo su coloro che sottopongo il proprio lavoro al nostro giudizio. Prosperiamo grazie alle recensioni negative che sono uno spasso da scrivere e da leggere.
Ma alla fine la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose anche l’opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale. Ma ci sono occasioni in cui un critico rischia davvero. Ad esempio nello scoprire e difendere il nuovo.
From " Ratatouille" by Brad Bird, Pixar Animation Studio, 2007
20 venerdì Ago 2010
Posted arte
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Non è troppo facile, nonché presuntuoso, dire: "Io sono un artista"?
Al contrario, è troppo facile fingere modestia e non assumersi responsabilità, tirandosene fuori semplicemente rinunciando all’ormai fin troppo ridicolizzato "titolo" di artista. In più, non c’è alcuna presunzione nel dichiarare quello che si è, niente di più e niente di meno. Solo chi dà alla parola "artista" un significato sbagliato, troppo alto, si può scandalizzare se qualcuno afferma di esserlo. Se un artista non sa di essere un artista, probabilmente non lo è. A volte alcuni si illudono di esserlo, e questo è un problema di mancata sincerità con se stessi, ma in genere, un artista sa benissimo di esserlo e se non lo ammette pubblicamente è solo perché è molto più comodo così… fa un bellissima figura senza rischiare e senza rinunciare a nulla…
Dalle FAQ dell’artista milanese ANDROS.
Merita una lettura attenta l’intera sezione.
E merita viere per una volta le sue opere.
Mi fa riflettere che qualsiasi Artista (notare la maiuscola) incontri lungo la via (sia essa reale che virtuale), procede per un percorso estetico ed etico prima mentale, filosofico e poi fisico, materiale. In quell’intervista c’è molto del mio sentire personale, pertanto non potevo risparmiarmi una segnalazione qui, a mio uso e consumo per futuri pensieri.
13 venerdì Ago 2010
Posted arte
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NON HO DETTO SNOBBISMO, ELITARISMO!
In poche brevissime parole: l’arte è egoistica, un’opera mette al centro di sé stessa l’ego dell’autore, senza quell’ego non esisterebbe l’opera. Ed è, a mio avviso, talmente "egoistica" che un autore scrive per sé, MAI "per altri". Le commissioni esistono e sono sempre esistite, ma quell’ artigianato. L’arte è quel che c’è oltre la commissione. E nei grandi che citi questo "Oltre" lo trovi sempre. In questo primo senso l’arte è talmente elitaria che non si rivolge a nessuno se non al suo autore.
Poi comunque l’opera PUO’ essere anche donata al pubblico (ludibrio). Da quel momento l’opera non è più dell’autore, ma di tutti. Egli la dona con un atto di pura carità, ma sapendo l’egocentrismo che domina l’artista, io questo atto lo chiamo "carità di narciso" ed è l’atto più grande che egli può fare. Donare davvero sé stesso al pubblico che comunque, MAI, potrà capire fino in fondo il tutto, qualunque sia il messaggio che si intende passare, sia esso nascosto che palese.
A questo punto entra in gioco il pubblico e come tale riconosce nell’opera una serie di codici linguistici convenzionali che l’artista ha usato per dialogare e esporre sé stesso a sé stesso. L’utilizzo, il non utilizzo o l’utilizzo non tradizionale di questi codici guidano il pubblico verso la comprensione del messaggio. Mi sembra chiaro che chi possiede più chiavi di LETTURA di questi codici ha più possibilità di comprendere il messaggio lanciato dall’autore, il quale messaggio, essendo considerabile arte, dovrebbe possedere quelle qualità di "Universalità" (con millemila virgolette!) e "atemporalità" (idem) tipiche dei cosidetti "classici".
E questo è il secondo aspetto che rende l’arte elitaria.
Attenzione: tutti, e quando dico tutti dico TUTTI, possediamo delle CHIAVI di lettura del linguaggio! E’ insito alla nostra vita, alla nostra società! Nessuno si può chiamare fuori dicendo: "non so nulla di musica" perché è semplicemente falso. Chiunque possiede un minimo e di solito questo minimo è quello che ci permette di stortare il naso di fronte a certi momenti musicali poco usuali.
Resta il fatto che se si conosce la lingua in modo preciso e perfetto, la comprensione di un testo aumenta. La musica è linguaggio. Se tu conosci questo linguaggio comprendi di più di chi non lo conosce. Quest’ultimo al massimo si può autoingannare prendendo la scusa del "gusto personale" quando invece, di solito, questo gusto è la summa delle chiavi di lettura minime che egli possiede, ma che non sa d’avere e pertanto non sa gestire.
Spesso si parla di gusto a sproposito. A mio avviso naturalmente si intende. Il gusto è a mio avviso l’ultimo aspetto di un gesto di comprensione artistica in quanto il gusto stesso cambia con il variare della consapevolezza. Mi capita invece di sentire "ah, non è di mio gusto". Mi piacerebbe di più sentir dire "non lo capisco".
E questo perché sono io il primo a dire di non capire ancora pienamente certa musica e sono anche consapevole che certe partiture mi sarannno per sempre negate perché non posso comprenderle a fondo (come le musiche arabe suonate con strumenti originali o come i madrigali di gesualdo per gli americani). Non è questione di ergersi, chiariamoci, è questione di sapere quale è il tuo livello "linguistico" e comprendere fin dove, oggi, puoi spingerti nella comprensione e nella scrittura.
Concludo infine con una piccola riflessione. Ogni volta che ci si lamenta dell’elitarismo dell’arte lo si fa dando per scontato di essere fuori dalla cerchia. Ma in fondo, come credo di averlo scritto qui, basta essere consapevoli di quel che si sta ascoltando e comprendendo. E sapere che in fondo basta poco per innalzare la comprensione del tutto. C’è bisogno di essere Mozart per comprendere gli incastri delle tonalità dello Zauberflote? O avere il quinto di canto per capire le difficoltà tecniche di alcuni momenti dell’aria di Pamina se ben spiegati? E ancora, senza saper né leggere (musica) né scrivere (musica) vi prendete un Mila e arrivate a capire tantissime cose dell’ultima opera mozartiana. Poi c’è un Landon, poi un Kunze, poi un’edizione critica dell’opera stessa… poi è tutto un crescendo insomma. Ma per crescere, proprio come diceva valoxtc, serve volontà, sudore (in questo caso poco: leggere un libricino… non diciamo sempre di amarla tutta "LA MUSICA"?), sforzo, ma soprattutto mente sgombra e tempo libero.
Mente sgombra e tempo libero.
Ma chi le ha oggi giorno?!
Elitaria anche in questo…
05 lunedì Lug 2010
23 mercoledì Giu 2010
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