CAMMINARE, QUESTO CONTA.
Approfitto di una splendida riflessione ascoltata ieri sera, domenica 26 febbraio 2006, presso la Chiesa di Gazzaniga (BG) durante l’omelia del parroco Don Aldo Donghi per scrivere un post anomalo: un tentativo di approfondimento teologico su un passo biblico.
Mi scuso pertanto con gli utenti non credenti o profondamente contrari agli insegnamenti teologici biblici. Cercherò di restare nel concreto, in modo da non scrivere un sermone noioso e pressochè inutile. So già di non riuscire nell’intento. Chiedo pertanto venia.
Don Aldo dunque. Di certo un uomo ricchissimo di profondità ed intelletto e, come sempre, assolutamente mal sopportato dalla gente del paese, per alcune questioni che qui hanno poco peso.
Quello che ieri però è riuscito a cavare dal suo cilindro e a donarci è stato veramente illuminante. Alcun pensieri risaputi, alcuni altri per pochi, alcuni letteralmente originali.
Iniziamo con il passo che vorrei analizzare insieme a voi.
“Ecco, la attirerò a me,
la condurrò nel deserto
e parlerò al suo cuore.
Là canterà
come nei giorni della sua giovinezza,
come quando uscì dal paese d’Egitto.
Ti farò mia sposa per sempre,
ti farò mia sposa
nella giustizia e nel diritto,
nella benevolenza e nell’amore,
ti fidanzerò con me nella fedeltà
e tu conoscerai il Signore”.
Osea 2,16.17.21-22
Questa era la prima lettura; veniva poi seguita, nella liturgia ecclesiale del giorno, dalla seconda dalla Seconda Lettera di San Paolo ai cristiani di Corinto (che si collega con il nostro futuro discorso, nella parte in cui dichiara: "ma la nostra capacità viene da Dio, che ci ha resi ministri adatti di una Nuova Alleanza") e dal Vangelo secondo Marco (2, 18-22) nel quale Gesù dichiarava: "Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro?"
Da un brevissimo sguardo si può già intuire dove questa riflessione vuole andare a parare: il matrimonio!
Tema importantissimo per la società moderna, per la chiesa e i suoi sacramenti e, soprattutto, per me e Katya. Proprio per questo ci tengo a tenere memoria delle riflessioni di Don Aldo e magari aggiungerne di mie!
IL MATRIMONIO COME SACRAMENTO
Fa parte della cultura cristiana (e della mia!) considerare il matrimonio come IL simbolo dell’amore di Dio sulla terra. Vedo già i sorrisi ironici e gli occhi che guardano verso il cielo… questo crede ancora a Gesù Bambino.
Probabilmente per certi versi è vero, ma a me piace pensare che la storia d’amore con Katya sia stata pensata anche da qualcun’altro; che le prove che abbiamo affrontato e affronteremo servono per camminare costantemente in avanti e possibilmente insieme!
E questo pensiero è stato perfettamente ribadito ieri durante l’omelia, approfondendolo addirittura con un paragone azzardato nei confronti delle scritture lette durante la funzione. Don Aldo si è soffermato soprattutto sulla meravigliosa poesia di Osea ed è quello che farò ora anch’io, cercando di concretizzare certi spunti da questa offerti!
OSEA, PASSO A PASSO…
La straordinarietà del passo biblico è palese fin dalla prima lettura: parole misurate, ritmo controllato, immagini evocative.
Ed è proprio sulla prima immagine che ci già fermiamo:
"la porterò nel deserto"
Il deserto. Solitudine si, ma soprattutto silenzio. Contemplazione certo, ma soprattutto concretezza. Semplicità sicuramente, ma soprattutto essenzialità.
Questo è deserto: silenzio, concretezza, essenzialità.
Osea quindi, per prima cosa, prende la sua futura sposa e la porta nel deserto, nel silenzio, nel luogo dove la coppia può ascoltarsi in modo totale. Spesso infatti, intontiti da televisione (mai!), radio (a volte), film (tanti), interessi comuni (pochi ma buoni), impegni (mamma mia…) la coppia perde di vista la concretezza del vivere assieme, l’essenziale del vivere assieme! Bisogna saper affrontare il silenzio, indagare il silenzio, non aver paura del silenzio. A volte, lo sapete, il silenzio vero parla più di tante parole inutili.
E nemmeno bisognerebbe aver paura di "ridursi" all’essenziale! Non si ha bisogno di molto, anzi una coppia spesso non ha bisogno di nulla! Giusto una tenda dove insieme scrutare le stelle, nel silenzio del proprio deserto e scoprire insieme che, anche se fermi, si sta concretamente camminando.
Per questo io e Katya abbiamo deciso, di comune accordo, di non mettere televisioni o radio o altre amenità in cucina, dove mangiamo! Sarebbe certo più comodo non pensare, vivere anche quel momento intontiti, assenti!
Anzi, potremmo anche farlo visto che una televisione ci avanza… Ma sicuramente dopo poco tempo ci sentiremmo veramente soli, veramente ognuno nel proprio deserto…
Deserto si, ma assieme!
"le parlerò al suo cuore"
Che magnifica utopia. Che difficile realtà.
Siamo chiamati come sposi a far fruttare i momenti di silenzio, i momenti essenziali, per parlarci al cuore. Per aprire i nostri pensieri, le nostre fatiche all’altro, con fiducia. Questa è per me la cosa più difficile. Sono taciturno, mi piace ascoltare gli altri, parlare di altri e d’altro. Ma di me stesso… durissima! Inoltre, da buon pigro, non amo cominciare le strade in salita… ma quello che è certo è che quando si comincia a sfruttare il deserto e il silenzio per parlarsi veramente (succede raramente, ma succede!), io e Katya sentiamo entrambi grosse difficoltà perchè ogni parola che si dice arriva diritta nell’anima, affonda il coltello negli scheletri di ognuno, amplifica i mille pensieri mai espressi e li fa diventare parole da esprimere!
Ci vuole quindi pazienza, bontà d’animo, semplicità di linguaggio, di ragionamento e umiltà. Tanta, tantissima umiltà. Tutti e due abbiamo ragione. Entrambi abbiamo sempre torto.
Detta in soldoni: non basta parlare di dove si andrà in vacanza, dei prossimi acquisti, di cosa cucinare la sera, di… cazzate! Tutte cose sane, tutte cose legittime, tutte cose però poco essenziali… siamo nel deserto ora, ricordate?
"Là canterà"
Nel deserto, nel silenzio della notte, con le stelle silenti a farci compagnia, circondati dall’essenziale, mentre parliamo lentamente di sogni, ecco nascere la gioia. Il canto nella Bibbia, nella mia vita, nella vita di tutti probabilmente, è simbolo di gioia.
Quando ero piccolo ricordo che nei cortili le massaie, facevano il bucato, lavoravano e cantavano. Senza timore, senza vergogna, senza Soap Opera che rincorresse i loro pensieri e i loro sogni.
A me sembravano felici…
"Come quando uscì dal Paese d’Egitto"
E qua il passo biblico amplia la visione, ora non è più Osea che parla alla sua sposa, ma Dio che parla ad Israele! Osea pertanto (essendo profeta) si identifica con quello che Dio sta facendo con l’umanità. Si con l’umanità intera! Perchè se è vero che la Prima Alleanza Dio l’ha stipulata con il popolo d’Israele, la Seconda Alleanza (quella Nuova Alleanza che cita San Paolo nella seconda lettera sopra riportata!) è aperta all’intera umanità, ai gentili di spirito, a coloro che sono aperti ad essa! Quindi, nella luce del Nuovo Testamento, siamo in grado di leggere questo passo allargando a tutti gli sposati questo passo.
Sintetizziamo fino ad ora: nel deserto, nella concretezza dell’essenziale, parleremo della nostra vita, di noi e questo ci darà gioia e ci allontanerà dalla schiavitù. Si, schiavitù! Schiavi delle cose, dei beni materiali, del lavoro, del proprio egoismo…
Mi si può rispondere che questa descrizione pare una schiavitù dei due, cui uno dipende dall’altro! Non credo lo sia perchè il rapporto qui è assolutamente di reciprocità! Io do, ma nel contempo ricevo e questo mi spinge a donare di nuovo e in quantità maggiore. Io cosa posso donare a me stesso se non me stesso e la mia solitudine? E il lavoro? Beni materiali… E questi? A par mio soddisfazioni effimere, che chiedono altre soddisfazioni simili. Servono, per carità. Ma non sono la vita intera, credo.
Abbiamo tutto bisogno di libertà. Credo.
"Ti farò mia sposa per sempre"
E finalmente, dopo aver parlato di noi nel profondo, essere stati veramente insieme, dopo aver sognato insieme… il matrimonio. Il matrimonio per sempre. Qui si aprono diatribe infinite, enormi e mai sopite. Giustamente mai sopite!
Voglio però segnalare come Osea, fervido praticante ebreo, dichiari apertamente la sua volontà di matrimonio infinito in una società (quella d’israele) ai tempi libertina nei rapporti e nello scioglimento di matrimoni. Era dunque un forte messaggio. Lo è tutt’ora!
"sposa nella giustizia e nel diritto,
nella benevolenza e nell’amore"
E’ in questo frangente che la predica di Don Aldo mi ha colpito profondamente! Dunque Osea/Dio sposa la sua donna/umanità, ma lo fa seguendo prima il dettame della giustizia, poi del diritto, poi della benevolenza e POI, alla fine, dell’amore!
Quanto conta in un legame oggi giorno l’amore(?)! Questa parola "usata ed abusata" (Benedetto XVI) che nasconde sempre dell’insidie che non sono proprie dell’amore. L’amore, nella prospettiva superumana e utopica, è gratuito, è totale dedizione, è summa delle tre caratteristiche nominate in precedenza.
Spesso si dice: "è finita la passione, l’ho mollato", "non c’era più il sentimento, l’amore quindi che senso aveva continuare" e altre amenità similari… ma a me paiono spesso (non sempre, spesso!) delle scuse troppo infantili, troppo da adolescenti in ricerca per poter essere prese da esempio, modello di costruzione di un amore. L’amore è un fuoco che va sempre tenuto acceso, costantemente alimentato e può capitare che, a causa di moltissimi motivi (primo fra i quali la pigrizia), esso si spenga o arrivi vicino a spegnersi! E’ in questo frangente che serve Amore, gratuità, dedizione totale! E’ nel momento di maggior distacco che la coppia si misura nell’Amore! Andarsene quando la passione finisce è essere schiavi delle proprie pulsioni, non voler vivere una storia d’Amore! Serve a questo punto un esempio d’Amore alto, altissimo, assolutamente irraggiungibile, ma che porta gioia, consapevolezza e responsabilità ai componenti della coppia.
Per chi ci crede l’esempio è lampante, o quasi. Saremo in grado di amare nonostante i difetti dell’altro? Le sue manchevolezze? I suoi tradimenti?
Don Aldo va addirittura oltre: "siamo in grado di morire per una donna che vi tradisce? Non vi ricorda qualcuno allora questo Amore?"
E qui vedo il sorriso sarcastico addirittura sul mio viso… sto volando fin troppo in alto.
Meglio forse soffermarsi alle parole precedenti… prima dunque dell’Amore, alla coppia serve giustizia (equilibrio, parità di condizioni, reciprocità!), diritto (che si può interpretare come cammino dritto, senza troppe distrazioni, senza molte sbandate) e benevolenza (volere il bene dell’altro, la gratuità del dono, la gioia nel ricevere).
Tutto questo è rintracciabile nell’amicizia.
Ma per la coppia serve, alla fine, come suggello, come anello finale, la ricerca dell’amore. Che è tutto questo e oltre, perchè ingloba anche la passione, il cammino insieme, la contemplazione e per alcuni la preghiera.
"tu conoscerai il Signore"
Attraverso questa esperienza dunque, difficile, assolutamente utopistica, ma paradossalmente percorribile, arriviamo per il profeta a conoscere Dio. A conoscere cioè la fonte di questo sentimento, la metà di questo cammino. Questo soprattutto perchè, volenti o nolenti, la ricerca di un rapporto di coppia stabile ed equilibrato, è fonte di esempio per tutti e diventa pertanto una vera e propria vocazione all’Amore! E San Giovanni stesso ci ricorda che in fondo Dio non è che "Amore" (Gv 4, 7-9)
Una vocazione all’Amore. Ed è proprio così che io vedo e provo a vivere il matrimonio con Katya. Tentando quindi di celebrarlo tutti i giorni e naturalmente riuscendoci sempre pochissime volte. Cercando di sviluppare una vocazione interiore verso il rapporto di coppia, che mi liberi dalle schiavitù della mia bassezza e naturalmente sbagliando strada ogni volta.
Ma la ricerca è comunque continua e, come ho voluto sintetizzare attraverso i testi dell’album dei Minstrel "Faust", forse non conta la meta e nemmeno l’avvicinarsi a questa, durante il cammino. Conta esserci e camminare.
Il deserto, l’essenziale, il dialogo, la libertà, la promessa infinita e responsabile, l’Amore, Dio possono quindi aiutare.
Aiutano.
Ed è un percorso che tutti possono fare, anche e soprattutto al di fuori di una morale e di una pratica prettamente cristiana! In fondo, nonostante togliate dall’elenco precedente Dio, un enorme e splendido cammino vi si apre davanti, nonostantetutto!
E a volte, seguendolo, potreste anche scoprire quanto le nostre storie tendano verso questa parola che spesso ci ostiniamo a dimenticare, a non prendere in considerazione.
Proprio come è successo a me.
"[…]E ad ogni piano c’è un sorriso
per ogni inverno da passare
ad ogni piano un Paradiso
da consumare
dietro una porta un po’ d’amore
per quando non ci sarà tempo di fare l’amore
per quando vorrai buttare via
la mia sola fotografia
[…]
E intanto guardo questo amore
che si fa più vicino al cielo
come se dopo tanto amore
bastasse ancora il cielo
e tutto ciò mi meraviglia
tanto che se finisse adesso
lo so io chiederei
che mi crollasse addosso"
Ivano Fossati – La costruzione di un amore