All we are Lucky Men!
11 martedì Ago 2009
Posted animazione, cinema, studio ghibli
in11 martedì Ago 2009
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in08 mercoledì Apr 2009
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inCHE ABBUFFATA, CHE ABBUFFATA!!!!
Manco il tempo di digerire l’ultimo Miyazaki nei cinema italiani che… ecco arrivare nelle sale uno dei capolavori della cinematografia mondiale:
Intanto un inchino alla Lucky Red non glielo toglie nessuno…
23 lunedì Mar 2009
Posted animazione, arte, cinema, studio ghibli
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Ospito anche io, dopo la lettura avvenuta da Ivano, la lettera aperta scritta dall’amico Gualtiero ‘Shito‘ Cannarsi,il quale ha chiesto a chiunque la legga di diffonderla a sua volta (con la preghiera di non alterazione del testo, come da richiesta dello stesso autore).
Eccola qua, in tutta la sua (im)portanza culturale per il nostro paese.
Mauro
Sito web ufficiale italiano del film ‘Ponyo sulla scogliera‘ di Miyazaki Hayao: http://www.luckyred.it/ponyo/
Caro amico,
come probabilmente già saprai, questo fine settimana vede l’uscita nelle sale cinematografiche italiane del film ‘Ponyo sulla Scogliera’, ovvero la versione italiana di ‘Gake no Ue no Ponyo’, l’ultimo film dello Studio Ghibli firmato da Miyazaki Hayao.
Più che parlare del valore della pellicola, cosa per cui ci saranno di certo tempo e spazi futuri, vorrei ora provare a farti riflettere su una questione ben più urgente.
Ovvero: questa uscita cinematografica rappresenta un’occasione unica non solo per ‘Miyazaki in Italia’, non solo per lo ‘Studio Ghibli in Italia’, ma per la salute di tutto il settore dell’animazione giapponese in Italia.
Perché?
E’ molto semplice. Sin dalla ‘seconda invasione’ di anime (e manga) nel nostro paese, ovvero quella avvenuta all’inizio degli anni novanta, non si è mai riusciti a fondare in Italia un reale zoccolo di cultura di settore. Questo significa che, dai novanta a oggi, i manga e gli anime hanno avuto un loro piccolo ‘boom di nicchia’, che ha provato a espandersi commercialmente, fallendo nel diventare mainstream, e ora siamo agli sgoccioli. Questo proprio perché non si è mai pensato, né si è mai riusciti, a fondare in Italia un’onesta cultura di settore. Quindi la nicchia è stata prosciugata, e ora è in secca.
Ho personalmente vissuto tutte queste fasi sia da appassionato che da addetto ai lavori, perché c’ero personalmente, in prima linea, nel corso di tutta questa evoluzione. E non è nulla di originale. Così capita nei mercati di nicchia quando non fondando realmente nulla di subculturale, si cerca a un dato momento di spaccare la nicchia per mera ragione economica: non funziona.
E’ evidente che manga e anime non saranno mai moduli espressivi realmente di massa in Italia, e non credo lo si dovrebbe neppure auspicare. Tuttavia, senza fondare una solida base culturale anche di un settore ‘medio piccolo’, la sua nicchia muore, muore commercialmente perché non riesce né a mantenersi, né soprattutto a rinnovarsi.
Tuttavia, fondare una cultura di settore è la cosa più difficile, perché richiede due elementi che difficilmente si associano: l’intento culturalizzante/artistico E un serio e oculato investimento di risorse economiche.
Ed eccoci giunti al punto: perché l’uscita di ‘Ponyo sulla Scogliera’ rappresenta un’occasione reale, e perché altre uscite non erano altrettante occasioni?
E’ presto detto. Da un lato, un’uscita artisticamente impeccabile, ma economicamente misera, non muove nulla. Non vi è un investimento serio, e quindi neppure la visibilità mediatica reale del prodotto è tale da raggiungere nuovi fruitori. All’opposto, anche la diffusione commercialmente sovraesposta di un prodotto di gran visibilità, ma tuttavia non culturalmente rispettoso della sua eredità culturale originale, non crea nulla, perché non comunica nulla di vero al pubblico.
Uscite cinematografiche come quelle di ‘Ken’ o ‘Lupin’, quindi, non significano nulla. Sono solo delle operazioni di ‘passa alla cassa’, fatte per spremere i residui nostalgici di personaggi già noti e amati. Lavori realizzati col minimo investimento possibile per massimizzare il guadagno al più possibile. Prendi i soldi e scappa. Taglia e brucia.
Uscite invisibili apparse sull’onda di distriduzioni straniere, come quelle dei film di Kon Satoshi (‘Tokyo Godfathers’, ‘Paprika’) non significano evidentemente nulla.
Il mercato dell’home-video è ormai pressoché esploso, vive di sola grande distribuzione ‘squarciata’, ovvero di merchandise a basso costo da edicola o cestone di centro commerciale.
Questa è l’attuale situazione dell’animazione giapponese in Italia.
In questa situazione, ‘Ponyo sulla Scogliera’, un film inedito, esce al cinema in Italia in duecento copie. Per intenderci, sono più copie di quelle di ‘The Millionaire’, il campione degli Oscar di quest’anno. Non solo. Esce in duecento copie con una localizzazione italiana fedele all’originale, dove il bambino protagonista, un bambino giapponese, viene chiamato ‘Sosukechan’, dove si parla -con naturalezza e normalità- di Dea Kannon e di Urashima Taro, perché è un film giapponese ambientato in Giappone. Ed è un film per bambini, ovvero i soggetti ideali per il fondamento di una nuova cultura.
Oltre alle duecento copie, c’è la serietà di un distributore, la Lucky Red, che ha investito grandemente e intelligentemente su questo film. E’ innanzitutto il terzo film Ghibli che distribuisce, sempre con serietà. Presentato a Venezia, con l’autore giunto in Italia. Ottenendo grande riscontro di critica, cosa che si è rispecchiata in tutta la stampa nazionale, dai giornali quotidiani, alle riviste di settore, ai telegiornali più in vista. Molte iniziative pubblicitarie sono state varate a latere dell’uscita del film: un concorso sul sito Lucky Red, uno sul sito Cartoon Network, uno sul sito di Nanoda.
Molto, molto lavoro è stato profuso SIA dal punto di vista commerciale, SIA dal punto di vista artistico e culturale, intorno a ‘Ponyo sulla Scogliera’.
Per questo è un’occasione unica.
E per questo credo che proprio in questo momento, chi si vuole chiamare "un appassionato di animazione giapponese" dovrebbe saper premiare tanto sforzo e tanta cultura profusa dalla Lucky Red in questo settore che noi diciamo di amare.
Il modo per farlo è, chiaramente, andare al cinema e portare amici e parenti al cinema, spingerli al cinema a vedere quello che è un magnifico film, il film dell’autore di animazione giapponese che -anche e soprattutto e innanzitutto in giapponese- è a giusto titolo ritenuto il simbolo e l’erede della tradizione animatoria nipponica.
Soprattutto quando Lucky Red ha già dichiarato la sua intenzione a distribuire l’intero catalogo dei film di Miyazaki nei CINEMA italiani, e di distribuirli nella totale fedeltà artistica e culturale agli originali, questa è un’occasione irripetibile, venutasi a creare per una serie tanto lunga di coincidenze tanto fortuite che sarebbe persino noioso stare qui a elencarle.
Ma è forse la rara, unica occasione di fondare una onesta, modesta ma VERA cultura dell’animazione giapponese in Italia, e spero solo di essere riuscito a comunicare questo obiettivo dato in tutta la sua poderosa e onesta realtà.
Perché ho scritto questa lettera aperta non da addetto ai lavori, ma da appassionato di animazione giapponese, proprio come il suo ideale ricevente. Sono personalmente coinvolto nella realizzazione dell’edizione italiana di ‘Ponyo sulla Scogliera’, ma non sono un dipendente della Lucky Red. Non trarrò alcun beneficio economico dall’eventuale successo di ‘Ponyo sulla Scogliera’, e siccome per deontologia professionale io lavoro sempre alla paga minima sindacale del settore (doppiaggio), nulla cambierà nella mia sfera economica personale. Scrivere questo è per me umiliante (è sempre umiliante parlare di denaro quando si ha in mente l’arte), ma mi preme davvero che l’onestà di questo scritto sia palese anche al lettore più diffidente, quindi non esiste ora per me neppure nessuno orgoglio, nessuna dignità. C’è qualcosa di più importante di me, ed è esattamente l’occasione di cui ho parlato.
Sono quindici e più anni che opero in questo settore, e da più di una decade lamento la mancanza di una cultura specifica di questo settore. Nessuno ha mai realmente investito nulla per crearla. Le fiere sono sempre state sterili o quasi. Tutti gli agenti del settore o erano chiusi in una nicchia, o speravano in una gallina dalle uova d’oro che non è mai esista, e tutti gli sforzi miei e di pochi altri appassionati professionali si sono sempre persi così, in questa ineluttabile mancanza.
Siccome ora potrebbe, forse per la prima volta, essere diverso, io spero davvero che chi ama ritenersi un appassionato di animazione giapponese in Italia sappia sentire la semplice responsabilità anche solo della propria passione.
Spero che questa lettera sia stata letta e non fraintesa.
Spero che questa occasione non sfumi nella tipica abulia del sedicente appassionato italiano.
Amichevolmente,
l’appassionato di animazione giapponese Gualtiero Cannarsi,
noto ad alcuni anche come ‘Shito’.
Che poi significa apostolo.
26 lunedì Gen 2009
Posted animazione, cinema, studio ghibli
in22 mercoledì Ott 2008
Posted studio ghibli
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LOOK AHED
There’s always something magic…
(Jim Steinman)
15 mercoledì Ott 2008
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UNIVERSALE, ATEMPORALE, MA ANDIAMOCI PIANO
EDIT POSTUMO: sul film "Tonari no totoro", qui tacciato di Classico Capolavoro, è disponibile online una splendida e chiarissima tesi di laurea ad opera di Antonella Di Tillio. Complimenti all’autrice e grazie per la condivisione.
La trovate qui.
Successe circa un mese fa, discorrendo sul forum dello Studio Ghibli. Il sottoscritto scrisse una frase che suonava più o meno così:
Mettiamola sul banale: Totoro è un Classico e come tale è Universale e Atemporale
A questo punto, spinto anche da qualche parere discorde (eppure assolutamente condivisibile, come si capirà), ho fatto una piccola disamina su quel che secondo me può essere considerato un Classico dell’arte e ne ho tratto uno scritto che può avere la pretesa di essere pubblicato qui.
Eccolo.
Appena ho concluso e postato questa frase mi sono reso conto di aver voluto dire un intero saggio in una riga. Cosa impossibile per tutti, figuratevi per me che non sa dove la sintesi stia di casa.
Il mio discorso era legato ad una visione prettamente occidentale di quello che può essere considerato Classico.
Al di là di una precettistica formale dell’opera in questione, che naturalmente varia in base al periodo storico, al collocamento geografico dell’artista nonché al supporto pensato per la comunicazione artistica, vorrei spostare subito l’attenzione sull’aspetto contenutistico.
Prima una brevissima premessa: fin dall’antichità è considerabile Classico un’artista che, oltre all’aspetto formale, riesce ad immettere nella sua opera l’uomo e il suo vissuto. Rileggendo alcune cose per questo post mi sono appuntato questa frase di Marziale: Hominem pagina nostra sapit (La nostra pagina “sa” di uomo; non potrei spiegarlo meglio).
Pertanto da un punto di vista contenutistico è classico per i canoni occidentali colui che arricchisce la visione dell’umanità all’uomo stesso, attraverso la sua opera, che si distingue dalle altre ad essa contemporanee, per aspetti considerabili universali pur se prodotti attraverso la narrazione e o un messaggio molto radicato nel proprio tempo.
Pertanto l’eventuale profondità di analisi delle emozioni e la pluralità degli aspetti colti nella vicenda narrata fornirà al fruitore dell’opera elementi per ritrovare sé stesso, la propria vicenda umana, la propria visione esistenziale; tutto questo nonostante le naturali diversità fra il narrato dall’opera e il trascorso dell’utente.
E’ questa riflessione che mi ha fatto ipotizzare che Totoro sia un Classico in quanto “Universale”. Brutto modo per dire che a mio dire racchiude nella sua struttura artistica delle analisi emotive talmente profonde da essere condivisibili da ogni uomo.
Non di meno possiamo dimenticare che questa “universalità” contribuisce, insieme con altri fattori, ad una felice contemporaneità di un classico e cioè la possiblità di un’opera considerabile Classica di includere nel suo cuore delle costanti dell’agire umano (oltre che del sentire). Una tipicità che crea un archetipo di certe situazioni considerabili perenni, “eterne”, di certi comportamenti che divengono modello tipico, leggibile e comprensibile dal fruitore di ieri, oggi e domani.
Da qui dunque l’infelice attribuzione di “atemporalità” della classicità di Totoro: opera che. Anche col venir meno delle condizioni storiche e geografiche che l’hanno fatta nascere, crescere e sviluppare, seguita a conservare e a tramandare un suo preciso messaggio, identificabile da fruitori differenti sia per cultura e pensiero che per epoca vissuta.
Ma hanno assolutamente ragione coloro che dichiarano che senza intendimento totale della realtà vissuta dall’artista (nell’esempio, il Giappone moderno) e di quella narrata (il Giappone anni 50) non c’è vera comprensione dell’opera stessa, vera fruizione, vero messaggio.
E cioè bisogna guardarsi da un eccesso di “contemporaneizzazione” dei classici. Come pure dall’eccesso di “universalizzazione” degli stessi.
Un Classico è radicato nell’area geografica del suo autore e dei protagonisti di una vicenda narrata, nel contesto storico dell’autore e della vicenda narrata, nella sua ideologia dominante (che muta nel tempo), nella sua diversità culturale rispetto ad eventuali fruitori; non tenere conto di questa fondamentale discriminante significa essenzialmente non comprendere la molteplicità degli elementi inevitabilmente legati al tempo narrato o al “luogo di nascita” dell’opera e pertanto non comprendere le motivazioni che hanno portato l’artista a tali scelte, a tali riflessioni, a tali analisi e quindi a tali narrazioni. Pertanto significa non capire l’opera d’arte e quindi, per riflesso, non Amarla realmente.
La differenza di pensiero non è nell’obiettivo finale della comprensione dell’opera per quella che è e per come si comunica a noi stessi (fattore oggettivo e soggettivo della stessa), meta comune ad entrambi, ma nella strada percorsa per raggiungere tale risultato.
Prima della frase citata avevo scherzato proponendo un’eventuale stupida critica che una persona “non informata sui fatti” potrebbe muovere a Tonari no Totoro. Per riprendere speranza e fiducia ho aggiunto quindi quell’informazione banale che presupponeva come minimo questo scritto, dove mi affidavo completamente alle qualità Classiche di un simile lungometraggio, sperando quindi nella sua capacità comunicativa di grande Classico, seguendo tutti i crismi qui citati.
E’ chiaro pertanto che poi chi uscirà dal cinema con in bocca la prima banale critica potrà benissimo essere messo alla gogna, come pure chi uscirà dal cinema con le lacrime agli occhi pensando di aver capito tutto e invidiando i Giapponesi che oggi hanno ancora queste campagne incontaminate, senza macchine che inquinano (?!?!), si potrà tacciare di “superficialismo” infantile.
Ma non mi permetterei mai un giudizio negativo su chi partendo dai dati “eterni” e “contemporanei” del narrato di Totoro, cominciasse una disamina attenta degli elementi e delle situazioni inevitabilmente databili o legati alla contingenza geografica dell’artista o del narrato.
E’ inevitabilmente una questione di pigrizia che va combattuta e non certo osannata. Comprendere i lati che fanno di un’opera d’arte un "classico" non è poca cosa, fermarsi solamente a quelli significa non voler intendere pienamente l’opera stessa e con esso il suo messaggio.
Pertanto significa cedere ad una sconfitta intellettuale che a lungo andare potrebbe pure minare la nostra sensibilità nel comprendere le caratteristiche "classiche" di certe opere, intendimento fondamentale spesso, per noi tutti, per intraprendere una lunga salita di studio e comprensione dell’opera medesima.
08 mercoledì Ott 2008
Posted animazione, cinema, il castello errante di howl, studio ghibli
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CONSIGLI E RIFLESSIONI
Prendo spunto dall’ultimo commento di Giua, nel quale mi chiedeva pareri su eventuali DVD d’animazione da regalare ai suoi figli (8 e 10 anni), per un nuovo post dedicato allo studio ghibli o meglio ai capolavori d’animazione sconosciuti ai più.
Premetto che molti dei titoli che citerò non sono ancora scovabili in Italia. Non ancora per lo meno, quindi purtroppo bisogna aspettare per lo meno qualche mese, finché la mai troppo benedetta Lucky Red comincerà a distribuire i lavori targati Miyazaki Hayao.
Qualcosa di ottimo comunque c’è.
Altra premessa: considero l’animazione solo un altro modo per fare Arte Cinematografica quindi la considero assolutamente Arte. In breve spesso i miei “cartoni animati” preferiti sono “per adulti”, non per bambini. Bisogna tenerne conto visto che lo stesso Giua mi ha scritto che vorrebbe dvd che i suoi bambini possono vedere con tranquillità, anche se, un minimo di dolore, se ben evocato e poi esorcizzato, fa BENE. Vero Walt?
Ultima precisazione: i gusti sono gusti quindi non prendete questo scritto come Vangelo e tanto meno sono un pedagogo quindi prendete con le pinze ogni suggerimento.
Prima visionate il film e poi vedete se, a vostro avviso, va bene per essere vissuto INSIEME con i figli.
Se il vostro cruccio è “ok, ma allora il film lo devo acquistare” non pensateci: sono tutti capolavori che prima o poi i vostri figli guarderanno con enorme soddisfazione.
Valutate voi quando sarà il momento giusto.
Ringrazio per le trame dei film l’amica Vampiretta e il suo ricchissimo sito Studio Ghibli Essential.
Direi di concentrare le forze proprio sui film targati Ghibli e soprattutto quelli reperibili in Italia.
La città incantata (ovvero Sen to Chihiro no Kamikakushi):
Chihiro, una ragazzzina di dieci anni capricciosa e testarda, sta traslocando dalla vecchia casa con i suoi genitori, quando per sbaglio si trova catapultata in un immenso e misterioso mondo incantato abitato da antiche divinità ed esseri straordinari: le Terme degli Spiriti. Dovrà salvare i suoi genitori, tramutati in maiali da Yubaba e così dovrà imparare a cavarsela da sola e a tirare fuori la buona volontà e i suoi punti di forza quale perseveranza e altruismo. Un magico viaggio insieme ad amici speciali alla scoperta di un posto speciale, l’animo di ognuno di noi, spesso celato dal "frastuono" della società moderna. Riuscirà la piccola Chihiro a liberare dalla maledizione se stessa e i suoi geniroti?
Adatto a mio avviso a ragazzi di almeno 10 – 12 anni per la profondità dei messaggi contenuti e per la difficoltà ad accettare alcune scene volutamente “pesanti” (come la trasformazione in maiali dei genitori), tutte naturalmente poi esorcizzate grazie ad una narrazione impeccabile. E’ uno dei capolavori del maestro Miyazaki sia per la raffinatezza registica, per i disegni favolosi, per le immagini evocate (fantastico il treno che corre sull’acqua) e per la storia.
Molti pensano sia un film di crescita, ma in realtà Chihiro non cambia molto rispetto all’inizio del film. Semplicemente capisce che… ce la può fare!
Giua, forse è un po’ presto, ma questo lo devi avere!
Princess Mononoke (Mononoke Hime)
Da un’antica leggenda giapponese, uno spettacolare racconto che ci trasporta nella magica atmosfera dell’epoca dei Sumurai. Meravigliose animazioni, colori indimenticabili e scenari mozzafiato fanno da sfondo a una lotta selvaggia, che contrappone uomini e dei alla conquista della natura. In uno sperduto villaggio Ashitaka, un valoro guerriero, è costretto ad uccidere un mostro per proteggere la sua gente. Quando si accorge di aver ucciso un dio protettore della foresta, attirando su di sé una maledizione mortale, Ashitaka parte per le foreste dell’ovest dove si trova coinvolto nella guerra tra gli uomani e gli dei della foresta guidati da San la coraggiosa principessa Mononoke, una giovane donna cresciuta dai lupi. Insieme a lei, Ashitaka saprò trovare la via per cancellare la violenza e aiutari gli umani e le creature della foresta a vivere insieme in pace.
Storia di guerra, di magia e di amore. C’è chi lo vede come IL capolavoro di Miyazaki e certamente l’ambientazione è favolosa (in tutti i sensi). Alcune scene di un certo impatto, ma più che altro concetti profondi che l’edizione italiana ha semplificato e distrutto in parte.
Consigliato per ragazzi adolescenti, ma aspetterei l’eventuale ridoppiaggio perché così è uno stupro.
Kiki’s delivery service (Majo no Takkyûbin)
Raramente un film tocca tanti cuori o raggiunge livelli artistici come l’incantevole e acclamata avventura a cartoni animati di Kiki’s Delivery Service, una storia piena di magie, meraviglie e scoperte che ricorderete e apprezzerete a lungo! Come non innamorarsi di Kiki, una giovane e gentile strega dal cuore dolce che prende il volo con la sua scopa lasciando casa e famiglia per un anno di pratica in arti magiche! Insieme al suo spiritosissimo gatto nero Jiji, Kiki si stabilisce in un pittoresco villaggio sul mare e comincia il suo servizio volante di pronta consegna a domicilio. Perchè Kiki sarà un’esperienza incredibile in sui conoscerà l’indipendenza e le responsabilità della vita quotidiana. Incontrando nuovi amici e condividendo una straordinaria avventura insieme con un suo coetaneo di nome Tombo. Superba animazione, raffinata attenzione ai dettagli, sfavillante festa di colori: tutto questo in un’eccezionale lungometraggio animato. Dal creatore Hayao Miyasaki, acclamato come uno dei più grandi disegnatori di cartoni animati contemporanei, Kiki’s Delivery Service è un capolavoro dell’animazione per tutte le età!
Per molti un ottimo film, per me è davvero magico! Sarà che parla di arte e di come questa vada vissuta e coltivata sempre (anche se a volte sembra che l’ispirazione sia finita per sempre). Sarà che finalmente in Italia si ascoltavano dialoghi adeguati (peccato le canzoni iniziali doppiate…). Sarà che Jiji è una spalla fenomenale di una protagonista affascinante. Sarà che è semplicemente un capolavoro… ma questo film sento di consigliarlo a tutti. Anche a Giua (non ricordo scene cruente, anzi…).
Dvd di difficile reperiblità, ma nei rivenditori on line si trova.
Laputa castello nel cielo (Tenkû no Shiro Rapyuta)
Una aeronave vola su un mare di nuvole illuminata dalla luce argentata di una splendente luna piena. Muska, un agente dei servizi segreti governativi, sta scortando una ragazza, Sheeta, alla fortezza Tedis. All’improvviso la nave è attacca da temibili pirati del cielo che, proprio come il governo, vogliono scoprire il segreto della magica pietra che Sheeta porta al collo e che le permette di volare. La pietra è la chieva per accedere alla città nascosta di Laputa, un’isola fluttuante nel cielo creata da una misteriosa razza di persone scomparsa dal pianeta ormai da molti anni. Un giovane amico di Sheeta, Pazu, aiuta la ragazza nella fuga dai suoi inseguitori e si unisce a lei nella ricerca per svelare il mistero del castello fluttuante. Non appena Sheeta e Pazu partono per Laputa scatenano una serie di eventi che nessuno potrà più fermare. Nello strano e misterioso castello di Laputa i due ragazzi scopriranno un tesoro molto più prezioso del potere per governare il mondo.
Anche qui guerra e una storia d’amicizia (tenera…) fra un ragazzo e una ragazza. Film straordinario per certi versi che porta al culmine la profonda riflessione sui mali della guerra e del profitto/potere a tutti i costi che già Miya-san aveva affrontato con l’epopea di Conan.
Consigliato, nessuna scena veramente forte (c’è pur sempre una guerra però), ma dato che il DVD è praticamente IMPOSSIBILE da reperire (ma c’è chi ce l’ha… eheheh) punterei sul già citato
Conan ragazzo del futuro (Mirai Shōnen Conan)
Serie animata scritta e diretta da Hayao nel lontano 1978 e chicca per le generazioni di bambini degli anni 80. Non mi stupirei se pure tu, Guia, avessi visto alcune puntate.
In tutto sono 26 episodi, uno più straordinario dell’altro. Succede di tutto, inutile tentare una trama, ma sappi che la definizione “capolavoro” è dietro l’angolo una volta finita la visione.
Certo, non è proprio una spesa piccola il cofanetto, ma vale la pena. Anche il nuovo doppiaggio pare sia all’altezza della serie. Non lo so, possiedo solo quello vecchio per ora.
Per ora.
Il castello errante di Howl (Hauru no Ugoku Shiro)
Sophie ha 18 anni e lavora nel negozio di cappelli ereditato dal padre. Un giorno, durante una gita fuori città, Sophie incontra Howl un giovane mago che vive a bordo di un castello che cammina. All’incontro assiste una strega che, acccecata dalla gelosia, manda a Sophie una maledizione potentissima che la trasforma in una vecchia di novant’anni. Fuggendo dal villaggio Sophie riesce ad entrare nel castello errante. E il suo viaggio fantastico ha inizio. Tra magie e maledizioni, tra guerra e amore Sophie e Howl sapranno finalmente crescere entrambi nel giusto modo e nel giusto tempo.
Opera troppo complessa per i bimbi che troppo spesso ho visto al cinema durante la proiezione di questo film. Perché Howl combatte, perché ora è bello ora “brutto uccellaccio”, come mai si dispera per una “tinta” di capelli sbagliata tanto da andare in depressione (e riempire il castello di neri fantasmi della stessa), perché questo nodo non viene al pettine?
In realtà è un film straordinario, ma va visto dopo aver guardato bene la produzione precedente di Miyazaki altrimenti si compie il rischio di pensare troppo alla storia e poco ai contenuti che essa veicola. Brutta cosa da farsi di fronte ad un’opera d’arte ed è di solito caratteristica tipica delle animazioni statunitensi.
Più avanti, più avanti.
Editi in Italia ci sono anche Terramare (del figlio Goro Miyazaki), talmente opposto al padre da apparire disorientante per certi versi, nonostante il design tipicamente Ghibliano (mooolto più avanti!) e Una tomba per le lucciole, per la regia di Isao Takahata. Ecco quest’ultimo è un capolavoro per noi adulti vaccinati. Una tremenda storia di morte, guerra, amore fraterno. Una riflessione, una preghiera.
Questo Giua te lo presto, ma guardatelo quando sei tranquillo, con calma e… da solo (o con tua moglie, s’intende).
Inutile parlare di altri capolavori Ghibli non ancora editi in Italia, ma il caso vuole (e Lucky Red, benedettolisuosantonome pure) che i primi mesi dell’anno prossimo vedano l’uscita NELLE SALE CINEMATOGRAFICHE di due film di Hayao Miyazaki dedicati proprio ai bambini!
Uno sarà “Ponyo” che non ho ancora visto e sul quale quindi non mi esprimo e l’altro “tonari no Totoro” a mio umilissimo avviso il MANIFESTO di chi è Hayao Miyazaki quando parla ai piccoli e l’emblema dello Studio Ghibli.
Come dice l’amico Gualtiero Cannarsi: “Ragazzi, questo è lo Studio Ghibli!”
In ritardo di VENTI ANNI, VENTI CAZZO!, esce al cinema il CAPOLAVORO. Questo Giua non lasciartelo scappare! Andate in famiglia e vedrete cosa significa fare Arte cinematografica usando semplici disegni. Topolino, si, è un figo. Ma Totoro è proprio due spanne sopra. Anche perché la narrazione su di lui nasce e muore con questo film. Niente seguiti, niente fumetti, niente cazzate varie, solo (Dio lo voglia) sano merchandising che naturalmente ho acquistato.
A tutti voi quattro lettori: non perdete Totoro al cinema! Una vera esperienza.
Uscirà anche il DVD. Inutile dire cosa DOVETE fare.
Ci sono altri film pressoché misconosciuti, disponibili in DVD, che potrei consigliare per bambini di 8/10 anni non troppo accecati di fantasie statunitensi. Ripensando alla mia collezione a casa mi vengono in mente:
– Appuntamento a Belville: quasi nessun dialogo, una goduria! Ma attenzione che forse per i bimbi è un po’ pesante. Adorabile per chi ama la bicicletta… vero Jenga?!
– La freccia azzurra: è per bimbi più piccoli di 8 anni, è certo; ma resta sempre l’unico bel lavoro di D’Alò. E poi c’è Conte!!!
– Kiriku e la strega Karaba è oramai un Classico. Sempre bello comunque e per lo meno il design è particolarissimo.
– Nightmare before Christmas/Corpse Bride: assolutamente straordinari, ma da vedere in inglese con sottotitoli italiani. Per lo meno a Lorenzo le uniche due canzoni che per ora gli mostro di questi due capolavori sono in formato originale.
– Tokyo Godfathers: è per ragazzi un po’ più grandi (protagonisti un trans, un alcolizzato e una ragazza scappata di casa), ma la storia è davvero bella e il ritmo degno di un Pixar al fulmicotone!
Altri mi verranno in mente, ma sono certo appena avrò chiuso questo scritto fiume. Che dire, per ora accontentatevi di questo.
E per Guia ecco dunque il consiglio.
Acquista Kiki e Città incantata. Il primo fallo vedere senza problemi, il secondo prima visionalo tu.
Poi aspetta con ansia, come il sottoscritto, Totoro al cinema.
E, perché no, anche “Ponyo” che si annuncia un’ennesimo capolavoro di “dolcezze estreme”.
Buona luce a tutti!
PS: mi sono dimenticato Lupin e il castello di Cagliostro., semper di Miyazaki. Ma è un buon film d’animazione in confronto agli altri. E poi Giua i coniugi Filisetti ce l’hanno, puoi sempre chiedere a loro. eheh
09 mercoledì Lug 2008
Posted arte, cinema, studio ghibli
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LUCKY RED, LUCKY MEN
Signori, Signore, quello che aspettavo da tempo immemorabile è finalmente accaduto.
Guardatemi male, guardatemi storto, guardatemi come se fossi malato, come se non capissi le priorità della vita, non me ne frega niente. Anzi, contravvenendo alle regole del blog che mi sono autoimposto circa il linguaggio scurrile, direi che proprio me ne fotto, perchè la notizia di oggi è di quelle che mi mettono di buon umore. Calcolando la giornata poi è un vero miracolo…
Parola a chi di dovere e cioè l’amico Gualtiero Cannarsi, che nel forum dello Studio Ghibli stamane scrive:
"Di ritorno da Parigi, dove ho avuto l’onore di intervistare ufficialmente Sadamoto Yoshiyuki, ho infine ricevuto corretta autorizzazione per divulgare agli ansiosi appassionati quanto segue.
L’amata Lucky Red si accinge alla distribuzione italiana dell’intero catalogo dei film dello Studio Ghibli.
Non sta comunque a me parlare dei dettagli, sicuramente ci saranno comunicati stampa ben più ufficiali di questo misero messaggio. Tuttavia, anche per cercare di arginare in certo inevitabile chiacchiericcio, vorrei illustrare alcuni punti cardine del progetto.
1) Tutti i film di Miyazaki Hayao saranno distribuiti al cinema.
Questo è, chiaramente, qualcosa di epocale per noi appassionati italiani dell’autore e dello studio. Soprattutto perché ad occuparsi dell’operazione sarà appunto Lucky Red, che ha dimostrato nei fatti di essere un’azienda con la cultura e la volontà di investire su Studio Ghibli non già come un modo per ‘passare alla cassa’ di fugaci apportunità commerciali da "hai vinto la statuetta ti distribuisco il film" (come pure altri distributori italiani hanno fatto), ma come un vero e proprio connubio di marchi. Tutto ciò rappresenta una garanzia di distribuzione seria e reale, sia sul circuito cinema che nel susseguente mercato dell’Home-Video.
2) Il primo film a essere distributo, tra ottobre e novembre, sarà Tonari no Totoro.
Sono stato personalmente consultato in merito all’ordine di distribuzione dei vari titoli. Benché non possa definire Tonari no Totoro il mio film Ghibli preferito, mi sono sentito di consigliarlo come ‘debutto’ per il suo valore simbolico, e per l’amore sconfinato di cui gode presso ogni tipo di pubblico. Credo che nessuna pellicola più di Tonari no Totoro, distribuito nei cinema, possa significare un chiaro "Questo è lo Studio Ghibli".
3) Il progetto prevede un ritmo di circa due film all’anno.
4) I film già usciti nel catalogo home-video Buena Vista godranno di riedizione per il cinema, con NUOVO DOPPIAGGIO. Il che significa, come avrete ben intuito, che finalmente Kiki avrà la sua giusta colonna sonora giapponese originale, e non l’obbrobrio statunitense.
5) Anche i titoli già editi al cinema potrebbero godere di pari trattamento. Si profila la possibilità di avere un’edizione corretta di Mononoke Hime, e persino di Sen to Chihiro no Kamikakushi, ma naturalmente credo che questo dipenderà anche dalla riposta del pubblico all’operazione distributiva nella sua interezza.
6) Altri titoli non previsti per l’uscita cinematografica avranno comunque distribuzione diretta in home-video.
7) Il progetto prevede infine che ad occuparsi delle edizioni italiane dei vari film sia il sottoscritto."
MIYAZAKI AL CINEMA RAGAZZI!!!! NUOVI DOPPIAGGI!!! BASTA STRONZATE AMERICANE NEI DIALOGHI; NIENTE CAZZATE DA PARACULI CHE VARIANO IL SENSO DELL’OPERA D’ARTE; BASTA MINCHIATE PSUEDO-DISNEY, NON C’E’ PIU’ L’INTRALCIO BUENA(S)VISTA MA VERO CINEMA, VERO SENTIRE, VERA CARITA’ DI NARCISO, VERA ARTE.
Ok, rientro nei ranghi.
Bella notizia ecco.
24 martedì Giu 2008
Posted animazione, cinema, studio ghibli
inORAMAI CI SIAMO!
– A small town facing the sea.
Sosuke is a boy who lives at a house on a cliff. One day he meets a fish girl called Ponyo who rides a jellyfish and ran away from home. Ponyo puts her head into a jam jar, but can’t get out of it and struggles. Sosuke happens to find it and helps her.
Ponyo falls in love with Sosuke and so does Sosuke. "I’ll guard you", says Sosuke. However, Ponyo is brought back to the sea by her father Fujimoto. He once quit being a human and became an inhabitant of the sea.
"I want to become human!", says Ponyo. She asks her small sisters for help to steal her father’s magic and starts in the human world where Sosuke lives.
The dangerous power of the water of life is released. The sea bulges up, a storm rages and the sisters transform into huge fishes. As a huge tsunami they all rush towards the cliff Sosuke lives at.
A boy and a girl. Love and responsibility. Sea and life. In the age of psychoneurosis and anxiety, this is a story of a mother and child that Miyazaki Hayao depicts without any hesitance. –
Fonte: GhibliWorld.com
Traduzione (ad opera di Vampiretta di Studio Ghibli Essensial)
In un piccolo paese sul mare. Sosuke è un ragazzino che vive in una casa su una collina. Un giorno incontra una pesciolina di nome Ponyo che cavalca una medusa ad è scappata di casa. Ponyo spinge la sua testa dentro un vasetto di vetro ma non riesce a liberarsi. Sosuke la trova e l’aiuta a uscire dal vasetto. Ponyo e Sosuke si innamorano l’una dell’altro. "Ti proteggerò" dice Sosuke. Ma Ponyo viene riportata a casa da suo padre Fujimoto. Il padre una volta era un essere umano ma è diventato un abitante del mare. "Voglio diventare umana!", dice Ponyo. Così chiede alle sue sorelline di aiutarla a rubare la bacchetta magica del padre e parte per il mondo degli umani dove vive Sosuke. I pericolosi poteri della vita del mare sono liberati. Il mare si ingrossa, una tempesta imperversa e le sorelline si trasformano in enormi pesci. Come un enorme tsunami si diriggono verso la collina dove vive Sosuke. Un ragazzino, una ragazzina. Amore e responsabilità. Mare e vita. Nel tempo delle psicosi e dell’ansietà, una storia di una madre e di sua figlia che Miyazaki Hayao descrive senza esitazione.
Dire che non vedo l’ora è dire niente!
… vero che la canzone cambia!?!!
26 giovedì Apr 2007
Posted animazione, cinema, studio ghibli
inL’ONESTA’ SU TUTTO
Dico la mia, in fretta e furia (argh!) e in maniera (lo sento) assolutamente asettica.
Non sono un critico cinematografico e lo si comprenderà dal modo stesso in cui parlo dell’imperfezione formale di questo film e di come, alla fine, me ne sbatta.
E’ un film fatto relativamente bene che mi ha fatto bene perchè, come ha detto lo stesso Hayao, "fatto con il cuore".
E ora l’asettica recensione, credetemi sincera: è un film che, nonostante un punto di partenza commerciale (che dite, fruttiamo il cognome?) e svolte volutamente "disoneste" ("i draghi servono!" disse Suzuki!), approda in un turbinio di immagini ed emozioni che raramente ho vissuto in un film d’animazione al cinema. E questo credo derivi direttamente dall’onestà intellettuale che Goro ha in sé e che ha trasformato la retorica del messaggio veicolato in una sofferta preghiera verso gli spettatori, la preghiera di una riflessione su sé stessi e il mondo che ci circonda e che stiamo alimentando.
Non è poco; in questo periodo inoltre di mie riflessioni sull’arte direi che è tutto.
Il film è incredibilmente onesto, con sé stesso e con lo spettatore pagante, concepito con il dovuto rispetto nei confronti delle opere originali che l’hanno influenzato, lucido e preciso nel proporre il messaggio esistenziale di Goro. Il quale, lui lo sa bene, non è un regista. E con questo non voglio scusarlo: ci sono movimenti di macchina e scelte fotografiche assolutamente buone, ma naturalmente non originali. Servono per fruire del messaggio, non per creare un capolavoro cinematografico.
E anche in questo sta la grande onestà di Goro: ha lavorato per dire qualche cosa, non per dirla in una certa maniera. Il veicolo diviene quindi un mezzo di pura comunicazione, senza per questo tentare di far divenire il veicolo stesso significativo di un’altra comunicazione (creazione di un nuovo stile, nuove visualizzazioni, nuove concatenazioni artistiche).
Poi, come ben si sa, il film è l’unione sotto una persona che alla fine ha (in teoria) la decisione finale, di un lavoro di moltissime teste. Lo Studio Ghibli ha offerto in questo a Goro un lavoro d’altissima qualità e le decisioni finali a lui spettanti vanno dritti in quella direzione: facciamo passare il messaggio! Non gli interessava creare un nuovo film capostipite di un nuovo modo di fare animazione, non credo gli sia fregato qualche cosa di entrare negli annali del cinema mondiale.
Sa di essere un ottimo direttore di un museo, di saper fare il suo lavoro per cui ha studiato, gli è stato proposto di dire la sua e c’è riuscito.
Con questa convinzione sono entrato al cinema, ho assistito alla proiezione circondato da persone di cui nutro una stima profonda, mi sono commosso durante la canzone di Therru (che, credimi jazz, ritengo straordinaria perchè a cappella, senza la retorica entrata di un’eventuale orchestrona, anche questa è onestà!) e sull’abbraccio finale.
Alla fine, mi scuseranno gli altri, mi hanno quasi dato fastidio gli applausi finali e ho voluto andarmene dal cinema senza sentire le prime discussioni di chi ha assistito con me alla visione. C’era bisogno di comprendere perchè un film tanto distante dalla perfezione formale che tanto adoro e ricerco, mi avesse colpito a fondo. E dopo tanto pensare mi sono ridotto a comprendere che forse ero entrato in sala con la giusta predisposizione e mi sono lasciato semplicemente cullare dalla dolce e onestissima narrazione dell’intero studio ghibli capitanato da Goro.
In sintesi: mi è sembrato che mio padre mi prendesse la mano, mi portasse in un angolino e mi dicesse: "ora senti questa cosa, è una cosa per me importante, se vuoi falla tua".
E me lo dicesse con il suo tipico incedere cantilenante, senza i fronzoli di un lessico altissimo, a volte invece infarcendolo di piccoli luoghi comuni e frasi in bassissimo bergamasco.
Ma sono cose che colpiscono. A me, almeno, colpiscono.
E duramente anche. Per me, che agogno da sempre l’espressione personale attraverso un mezzo artistico e approdo troppo spesso in un tecnicismo fine a sé stesso, è una lezione di comunicazione, di riflessione su sè stessi e sugli altri, di paternità.
Avessi un figlio come Goro sarei un padre semplicemente orgoglioso.
Non sarà un regista, ma è un uomo che vuole donare e donarsi.
E’ un uomo insomma. Io spesso non mi sento nemmeno tale.
3/4 e buona notte al secchio.
PS: tralascio, per evidenti motivazioni con quanto sopra spiegato, di esprimermi sull’animazione, sui magnifici fondali, sul minimalismo, sulla visione bizantina, sugli aspetti cioè più prettamente cinematografici che mi paiono in questa sede inappropiati.