Erano letteralmente due settimane che Davide attendeva una risposta su alcune questioni inerenti la pratica vocale e il suo studio. Alla prima mail avevo consigliato una lettura allo stesso del mio vecchio post dedicato agli acuti, ancora mancante di una spiegazione decente sullo stop-closure falsetto.
Da questa è scaturita quindi un’altra mail alla quale ho finalmente risposto, forse in maniera fin troppo rapida rispetto a quanto richiestomi. Fatto sta che la risposta, letta fugacemente da Demian, ha scatenato in quest’ultimo una controrisposta di tutto rispetto.
Con il consenso di tutti i partecipanti alla discussione, finora privata, pubblico il materiale trattato. Potrebbe eventualmente servire ad altre persone in cerca su web delle medesime risposte. O, attraverso anche commenti negativi circa lo scritto, per noi redattori dello stesso, "eterni studenti", che sappiamo di non sapere niente, ma che tentiamo di ribadire quello che crediamo d’aver compreso.
Qual traccottanza….
Infine Bruce Dickinson cosa usa? Il falsettone? E tra il falsettone e il passaggio che differenza c’è? Ti ringrazio anticipatamente e ribadisco; quando hai tempo e quando hai voglia! Time is not what I lack!
LA MIA RISPOSTA:
Eccomi finalmente! Scusami la brevità delle mie risposte, spero di essere all’altezza delle domande! Maledetto tempo che non ho!
Ho però ancora domande da farti.
In primis ho appreso una tecnica che, cantando nasalmente, mi permette di arrivare molto in alto. E’ una specie di falsetto nasale, che mi permette volumi molto maggiori rispetto a prima. Inoltre arrivo fino al fa# del 14mo tasto della chitarra. Però non è una voce che mi piace molto, perchè è aspra, poco armoniosa. Ricorda un pò quella di Kikko(sonata arctica), ad esempio in the misery, oppure timbricamente Dickinson in the evil that men do.
Dunque l’utilizzo del naso è una tecnica di canto moderno oramai assodata. Praticamente si utilizza la cavità nasale come comodo APPOGGIO della voce stessa. E’ detto brutalmente, non prendere come oro colato! E’ proprio una tecnica e viene utilizzata da moltissimi. A parte ramazzotti che la usa in modo assolutamente sconsiderato, un buon prodotto è Renga. Peccato ora faccia canzoni di bassa lega e non abbia più la voce di una volta…
Chiaramente il fatto che si utilizzi il naso come appoggio crea una nasalità a mio avviso assolutamente fastidiosa, anzi letteralmente distruttiva del timbro vocale. Ma questi sono miei pensieri. C’è chi nasalizza e vive felice. Io preferisco invece puntare ad amplificare il suono utilizzando ANCHE altre parti del viso! Senza arrivare quindi alla lirica, almeno cercare di far risuonare MOLTE PARTI del viso, non solo il naso.
Ti credo che suona aspra, non armoniosa (perfetto termine: manca di armonici!).
La tecnica può salvarti l’ugola visto che la posizione su cuii appoggi è alta e supera la gola (è il naso!), ma è risibile da un punto di vista timbrico. dipende molto anche dalla voce. C’è comunque gente che non usa nemmeno questa quindi tu sei già avanti di due spanne!
Un amico mi ha detto che si tratta del passaggio.
No. Il passaggio non è nient’altro che una tecnica che permette di unire due diversi registri (testa con petto e altre amneità) in modo omogeneo e coerente. Un acuto non è un passaggio, ma può essere PASSATO. Discorso complicato in linea teorica, molto meno in pratica. O meglio in pratica lo capisci subito, applicarlo invece…
Può essere? e come si può rendere meno nasale la voce?
Spostando letteralmente la posizione della voce dalla sola cavità nasale, verso l’indietro e l’alto!
MA NON FARLO! Senza maestro non dovresti tentare nulla di veramente difficile come quello che ti ho scritto sopra! Perchè? Perchè senza il naso su cui appoggiare rischi di spostare la voce indietro e questa ti casca in GOLA senza dire A! Appena ti sposti dal naso SERVE APPOGGIO DIAFRAMMATICO con i contromaroni! E l’appoggio deriva da queste semplici domandine:
1 – sai respirare di diaframama?
2- DAVVERO?
3 – una volta che contrai il diaframma ti sai appoggiare ad esso?
4 – cioè sei rilassato a cantare?
5 – varie ed eventuali…
Di mio sto riuscendo, piano piano a fondere questo registro con la voce di petto.
Complimenti, ma sappi che un conto è quello che ti SEMBRA di fare, un altro è quello che STAI facendo… io punterei senza fiatare ad una buona dose di lezioni, sorretta da altrettanta pazienza.
Infine Bruce Dickinson cosa usa? Il falsettone?
si
E tra il falsettone e il passaggio che differenza c’è?
ti ho già risposto prima sul passaggio. il falsettone è una tecnica che permette di amplificare gli acuti emessi in falsetto utilizzando risuonatori interni delle cavità del viso tipici della voce emessa in modo "normale". Il risultato è che la voce si ingrossa. Semplificazioni a nastro, scusa, scusa scusa!
AH, attezione; siamo abituati, causa megamicorfoni e megacompressori, a voci che paiono SEMPRE A MANETTA!
In realtà sentire certe voci senza un mic davanti sarebbe un’esperienza forse poco stimolante per te. Sono SEMPRE TUTTE moooolto basse di volume, nemmeno lontanamente paragonabili ad esempio ai volumi lirici! Ma sono così quelle tecniche: non urlare mai, e usare sempre "poca voce". discorso anche qui complesso, in realtà senza mic quelle tecniche non rendono affatto, ma dato che oramai non esiste voce senza mic ecco che hanno preso il sopravvento sulle altre più classiche, da me insegnate.
Nulla di che, mica ce l’ho con loro. Anzi, a volte i risultati sonori di queste emissioni sono davvero entusiasmanti. Ma a me piace sentire la voce che viaggia in una chiesa senza mic… son fatto così.
Naturalmente altri che seguono queste tecniche diranno che questa è una emerita cazzata e che la voce è sempre squillante e potente!
Verissimo, non pensare che sia un sussuro.
Dico solo che prima di utilizzare certe parole bisognerebbe sentire cosa intendo IO per potente. Poi probabilmente troverebbero altri aggenttiv, sempre positivi, ma certamente più consoni alla tecnica e allo stile usato.
Ti ringrazio anticipatamente e ribadisco; quando hai tempo e quando hai voglia! Time is not what I lack!
vero, ma a tutto c’è un limite!!! Scsuami l’attesa!
LA PALLA A DEMIAN:
che io sappia sta tecnica "del naso" è utilizzata dai cantanti rock che conosco io quando non ci stanno più dentro, quando sono un po’ invecchiati e non prendono più le note con la facilità di un tempo. Vedi dickinson dopo due album (pota è così) vedì Ian Gillian ai tempi della reunion con blackmore nel 84 (sentire come canta perfect stranger)
Personalemente ritengo il Dickinson di "the evil that men do" uno strazio, anche se non è che ci sia tanto naso a dirla tutta, c’è più gola e urletti amplificati ad hoc, live infatti è una schifezza merdosa e viene sommerso dalle chitarre. Non è una voce che viaggia… Quindi fossi io in lui abbandonerei alla svelta questa impostazione nasale. Non mi piacciono molto nemmeno i nasi del miglior Renga, anche se considero la voce davvero bella, anche oggi, e nemmeno acuti schiacciati così "davanti", come ti ho detto diverse volte a lezione; mi danno il senso di piatto, sforzato, poco corposo… preferisco come è risaputo i falsettoni quelli belli grossi grossi grossi con tanta passione, e quindi spinti più indietro, oppure quelli stracazzuti incazzatissimi e squillanti, non con la voce "fine" alla sebastian bach (sembra un bambino), quelli lì, molto in voga nell’hard rock/street rock anni 80 mi fanno un po’ ridere, quelli halla rob halford invece son tutto un altro mondo, anche quelli di Ian gillian mi piacciono di brutto, anche se riconosco quanto possano essere nocivi per le corde vocali, sono in gola, decisamente costretti, ma se la voce è bella e acuta (come la sua) per assurdo viene fuori davvero un bel suono squillante. E poi microfono o non microfono certe frequenze le senti eccome eheheh. Dipende tutto dal cantante. Una volta facciamo una prova, mettiamo la bidella in fondo al corridoio, tu fai il tuo cazzo do di petto, e io il cazzo di urlo alla child in time, e sentiamo che ci dice… secondo me son due voci diversissime ma che "corrono" a pari passo, una sarà più piena e ricca, come lo spostamento d’aria dopo un’esplosione, l’altra gli si infilerà e gli girerà intorno, come un serpente laser!
Sti cazzi non avevo mai detto serpente laser…
Poi certo che bla bla bla bla voi altri della lirica avete ragione perchè punto uno, punto due punto tre ect ect Però pota certe cose non le puoi fare come i maestri comandano. E’ per quello che io sfrutto le vostre paranoie per migliorare le cose che non posso fare da solo, e me ne strafotto dei vostri insegnamenti quando devo sparare metallo nelle orecchie dell’impavido pubblico dei localini puzzoni della bassa.
dighet?
PS: a parte le battute potremmo farlo il confronto, però dobbiamo decidere quale è la tesi da confutare e/o appoggiare.
RISPOSTA SUL CONFRONTO DEL SOTTOSCRITTO
Credo che il punto non sia capire se il suono corre o meno. Piuttosto che TIPO di suono corre, qualitativamente parlando.
Nel senso che i tuoi acuti per renderli utilizzabili in sede appropriata (sia esso live o studio) probabilmente (PROBABILMENTE DICO!) necessiteranno di eq più o meno pesanti, togliendo qua e amplificando là. Anche perchè le voci vanno sempre MIXATE nel gruppo, trovando per ogni strumento il proprio posto. Questo significa che comunque la tua voce (come ogni voce leggera) è fatta per poi essere spippolata. Nella lirica la voce NON è fatta per essere amplificata, deve sentirsi senza nessun tipo di spippolamento, varcare la soglia dell’udibile tramite l’amplificazione dei risuonatori naturali, cercare posizionamenti squillanti, mixarsi naturamente all’orchestra anche grazie al direttore dell’orchestra stessa.
Quello che differisce pertanto è la qualità dell’emissione che deve uscire in principio, attraverso la ricerca di frequenza giuste, non tanto la quantità di volume della nota emessa. E con questo non voglio dire che l’emissione lirica sia qualitativamente migliore ad una leggera. Dico solo che nascono per canoni acustici totalmente diversi. Difatti, pensamoci, il cantante lirico punta ad uniformare il proprio timbro vocale ad una emissione vocale comunemente accettata, perdendo nel contempo errori di emissione e l’estrema soggettività dell’utilizzo della propria voce. E’ quindi un gran bene, ma anche un male se guardato da altri punti di vista.
Il canto leggero spesso sopperisce alle carenze tecniche attraverso l’esasperazione di caratteristiche soggettive vocali. A volte è proprio l’esasperazione dell’errore, della madornalità, dell’orrore a creare un presunto artista. La nasalità perversa, abusata, invasiva, raccappricciante dell’eros nostrano ne è l’esempio più sublime. Altro che cantanti che si parano il c#*o. Qui c’è furbizia, mercato e alta finanza allo stato puro.
Ma torniamo all’arte, vero tentato fulcro dell’intervento. E ripensiamo alla supposta qualità d’emissione durante l’esperimento. Come fare a stabilirla questa qualità? A mio avviso sono oggi giorno solo menate. Spesso è solo la nostra "tradizione cultural-musicale" a farci credere che sia più bella da ascoltare una voce emessa con accorgimenti lirici. Ci sono cioè quelle che il nostro Eco definiva "unità culturali" che ci ingannano facendoci apparire spesso per "naturale" ciò che invece andrebbe definito "tradizionalmente accettato e ricercato".
Qesto è un discorso ampio, enorme anzi, tutt’ora dibattuto in seno alla musicologia contemporanea. Pure io su certe cose sono molto restio ad applicare questo estremo relativismo in certi ambiti musicali. Andrea Frova ad esempio, nel suo ottimo "armonia celeste e dodecafonia" teorizza che l’aspetto tonale della musica per l’uomo non sia il più tradizionalmente usato (pertanto il più accettato), ma il più naturale. Cioè il più vicino alla Musica, con la M maiscola, quella vetta inconoscibile di musica divina, quella che non può non farsi ascoltare, il canto degli angeli.
Parere soggettivo, ma ben esposto, che naturalmente sfrutta l’insuccesso costante del genere dodecafonico. Lettura stimolante, ma mi ha creato più dubbi che certezze. Mi sembra una buona cosa questa.
Tornando al canto credo invece che si possa affermare che oggi giorno la realtà sia questa: non c’è prassi migliore di un’altra, ma prassi consona ad uno stile o meglio accettata o meno per uno stile.
Sono concesse, anzi ricercate, contaminazioni, esperimenti, incroci, sovrapposizioni fino a giungere alle corruzioni di generi e alle loro profanazioni!
Non posso quindi che essere contento se Demian impara da me quello che vuol conoscere, comprende quello che sembra essere il mio percorso, ma ne cerca un altro personale. L’arte odierna non solo lo permette, ma lo richiede necessariamente.
Sapevo d’altra parte che fosse intelligente.